L’obesità è da tempo considerata una delle principali sfide sanitarie globali, con implicazioni significative per la salute pubblica. Tradizionalmente, l’Indice di Massa Corporea (IMC) è stato utilizzato come principale strumento di valutazione per diagnosticare l’obesità, ma recenti studi e analisi indicano che questo parametro potrebbe essere insufficiente per descrivere la complessità della condizione. La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology 2025 ha recentemente proposto una nuova definizione dell’obesità, basata su un approccio più olistico e funzionale. In questo articolo, esploreremo questa nuova prospettiva, evidenziando le sue implicazioni per la diagnosi e il trattamento.
Limitazioni dell’IMC nella diagnosi dell’obesità
L’Indice di Massa Corporea (IMC) è un parametro calcolato dividendo il peso corporeo per il quadrato dell’altezza di un individuo. Da anni viene utilizzato come riferimento per valutare il sovrappeso e l’obesità, tuttavia, negli ultimi tempi, diversi esperti hanno messo in discussione la sua affidabilità. Sebbene l’IMC sia uno strumento semplice ed economico, presenta numerose limitazioni che lo rendono inadeguato per una diagnosi precisa dell’obesità.
Uno dei principali problemi dell’IMC è che non distingue tra massa grassa e massa magra. Questo significa che persone con un’elevata massa muscolare, come atleti e culturisti, possono essere erroneamente classificate come obese, pur avendo un basso livello di grasso corporeo. Al contrario, individui con una percentuale elevata di grasso viscerale, ma con un peso corporeo nella norma, potrebbero non essere identificati come a rischio.
Un’altra limitazione fondamentale riguarda la distribuzione del grasso corporeo. L’IMC non tiene conto del fatto che il grasso viscerale, accumulato intorno agli organi interni, è molto più pericoloso rispetto al grasso sottocutaneo. Numerosi studi dimostrano che il grasso viscerale è strettamente legato a malattie cardiometaboliche, diabete di tipo 2 e infiammazione cronica, fattori di rischio che l’IMC da solo non è in grado di prevedere.
Inoltre, l’IMC non considera le differenze metaboliche individuali. Due persone con lo stesso IMC possono avere composizioni corporee e profili metabolici completamente diversi. Ad esempio, un soggetto con una buona sensibilità insulinica e un elevato dispendio energetico potrebbe non subire le stesse conseguenze metaboliche di un individuo con lo stesso IMC, ma con una maggiore resistenza all’insulina e una predisposizione all’infiammazione sistemica.
Per tutte queste ragioni, molti esperti propongono un approccio più avanzato alla valutazione dell’obesità, basato su parametri come la percentuale di massa grassa, la distribuzione del grasso corporeo e i biomarcatori metabolici. Questo nuovo paradigma potrebbe aiutare a identificare in modo più accurato le persone a rischio di complicanze legate all’obesità e a fornire strategie di intervento personalizzate.
La nuova definizione dell’obesità
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology 2025 ha ridefinito l’obesità non più come una semplice condizione legata all’eccesso di peso, ma come una malattia cronica e sistemica che compromette la salute a livello metabolico, infiammatorio e cardiovascolare. Questo nuovo approccio riconosce che il tessuto adiposo in eccesso non è solo un deposito di energia, ma un organo attivo che può influenzare negativamente la funzionalità degli organi e aumentare il rischio di patologie croniche.
Questa nuova classificazione introduce due fasi fondamentali:
- Obesità preclinica: caratterizzata da un aumento del grasso corporeo senza manifestazioni evidenti di danno organico. In questa fase, l’organismo è ancora in grado di compensare l’eccesso di adiposità, ma potrebbero già essere presenti alterazioni metaboliche iniziali, come resistenza all’insulina e infiammazione di basso grado.
- Obesità clinica: quando il grasso in eccesso inizia a compromettere la funzione di organi e tessuti, aumentando il rischio di diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari, steatosi epatica e altre patologie croniche.
Questa nuova definizione sottolinea che l’obesità non deve essere valutata solo attraverso l’Indice di Massa Corporea (IMC), ma considerando anche la composizione corporea, la distribuzione del grasso e i marcatori metabolici. Un approccio più completo consente una diagnosi più accurata e strategie di prevenzione e trattamento più efficaci.
Implicazioni della nuova definizione: valutare l’obesità oltre il peso
Con il superamento dell’Indice di Massa Corporea (IMC) come unico parametro di riferimento, la diagnosi dell’obesità evolve verso un modello più completo e funzionale. In questo contesto, acquisisce crescente importanza il sistema di classificazione Edmonton Obesity Staging System (EOSS), che valuta l’obesità non in base al peso, ma agli effetti clinici e funzionali del tessuto adiposo sull’organismo.
Questo modello propone una classificazione in cinque stadi (da 0 a 4), basata su quattro dimensioni fondamentali:
- Parametri cardiometabolici (es. ipertensione, diabete, steatosi epatica)
- Sintomi fisici (da assenti a gravi limitazioni funzionali)
- Disturbi psicologici (ansia, depressione, disturbi alimentari)
- Limitazioni del benessere e funzionali (interferenza con la qualità della vita quotidiana)
La classificazione degli stadi EOSS
- Stadio 0: nessuna evidenza di compromissioni metaboliche, fisiche o psicologiche correlate all’obesità.
- Stadio 1: presenza di fattori di rischio lievi (es. ipertensione lieve), sintomi fisici minimi o disturbi emotivi lievi.
- Stadio 2: obesità associata a comorbidità stabilizzate (es. diabete di tipo 2, apnee ostruttive del sonno), sintomi fisici moderati e sofferenza psicologica significativa.
- Stadio 3: condizioni croniche gravi associate all’obesità (es. infarto, osteoartrosi invalidante), con impatto funzionale marcato.
- Stadio 4: disabilità severa e compromissione importante della qualità della vita, che richiedono un approccio terapeutico multidisciplinare intensivo.
Questa classificazione consente un approccio clinico più preciso e personalizzato, utile per stabilire le priorità terapeutiche e definire obiettivi realistici, incentrati sul miglioramento della salute complessiva, non solo sul calo di peso.
Un approccio terapeutico oltre la perdita di peso
Grazie a questa nuova concezione dell’obesità come malattia cronica sistemica, il trattamento non si focalizza più esclusivamente sulla riduzione del peso corporeo, ma punta al miglioramento della salute metabolica e alla riduzione dell’impatto negativo dell’adiposità sugli organi e sui tessuti.
Le strategie terapeutiche efficaci includono:
- Interventi nutrizionali personalizzati, calibrati sulle esigenze metaboliche individuali e finalizzati a ridurre l’infiammazione sistemica.
- Attività fisica mirata, utile non solo per favorire il dimagrimento, ma per migliorare la sensibilità insulinica, la funzionalità muscolare e la salute cardiovascolare.
- Terapie farmacologiche, nei casi più complessi, per il controllo dell’appetito e la regolazione del metabolismo.
- Supporto psicologico e comportamentale, per affrontare le componenti emotive dell’alimentazione e sostenere il cambiamento dello stile di vita nel lungo termine.
Questa nuova visione dell’obesità consente di sviluppare strategie di prevenzione e trattamento più efficaci, basate su una valutazione multidimensionale e centrata sulla persona.
Ruolo della nutrizione nella gestione dell’obesità
La nutrizione svolge un ruolo fondamentale nella gestione dell’obesità sistemica, andando oltre la semplice restrizione calorica per concentrarsi su un approccio metabolico e anti-infiammatorio. Una strategia alimentare efficace deve essere personalizzata, bilanciata nei macronutrienti e favorevole alla salute intestinale.
1. Dieta personalizzata per un approccio metabolico mirato
Ogni individuo ha esigenze nutrizionali diverse in base alla propria composizione corporea, metabolismo e profilo ormonale. Per questo motivo, un piano alimentare efficace deve essere personalizzato, valutando fattori come:
- Livelli di insulina e glucosio per stabilire il giusto equilibrio tra carboidrati e grassi.
- Presenza di infiammazione cronica e resistenza insulinica, che richiedono strategie mirate.
- Condizioni associate come sindrome metabolica o steatosi epatica, che influenzano la scelta degli alimenti.
2. Equilibrio tra macronutrienti e riduzione dell’infiammazione
Un’alimentazione bilanciata aiuta a migliorare la gestione del peso e la salute metabolica. I principi chiave includono:
- Riduzione dei carboidrati raffinati: il consumo eccessivo di zuccheri e farine bianche può favorire la resistenza insulinica e l’accumulo di grasso viscerale. È preferibile scegliere cereali integrali, legumi e fonti di fibre.
- Adeguato apporto proteico: le proteine aiutano a preservare la massa muscolare, migliorare la sazietà e stimolare il metabolismo. Le migliori fonti includono pesce, uova, carni magre, latticini, legumi e proteine vegetali.
- Grassi sani per la funzione metabolica: acidi grassi essenziali come gli omega-3 (presenti in pesce, semi di lino e noci) e i grassi monoinsaturi (olio extravergine d’oliva, avocado) supportano il metabolismo e riducono l’infiammazione.
3. Il microbiota intestinale: un alleato nella regolazione del peso
La salute intestinale gioca un ruolo cruciale nel metabolismo e nella regolazione del peso corporeo. Un microbiota sano contribuisce a:
- Regolare la risposta infiammatoria e l’assorbimento dei nutrienti.
- Produrre metaboliti benefici, come gli acidi grassi a catena corta, che influenzano la sensibilità insulinica.
- Modulare la produzione di ormoni intestinali legati alla fame e alla sazietà.
Per supportare il microbiota, è consigliato:
- Aumentare l’apporto di fibre da frutta, verdura, legumi e cereali integrali.
- Consumare alimenti fermentati, come yogurt, kefir, crauti e kimchi, per favorire la crescita di batteri benefici.
- Evitare eccessi di zuccheri e alimenti ultra-processati, che possono alterare l’equilibrio della flora intestinale.
Un approccio nutrizionale basato su questi principi aiuta a migliorare la salute metabolica, ridurre l’infiammazione e promuovere una gestione efficace del peso nel lungo termine.
Consigli della nutrizionista per affrontare l’obesità oltre l’IMC
Affrontare l’obesità sistemica richiede un approccio integrato che vada oltre il semplice conteggio delle calorie. Come nutrizionista ti consiglio di concentrarti su strategie sostenibili e personalizzate, che considerino non solo il peso corporeo, ma anche la salute metabolica, la composizione corporea e il benessere psicologico.
1. Monitorare la composizione corporea, non solo il peso
Il peso sulla bilancia da solo non è un indicatore sufficiente per valutare l’obesità. È fondamentale:
- Analizzare la distribuzione del grasso corporeo, in particolare il grasso viscerale, più dannoso per la salute.
- Utilizzare strumenti più precisi come la bioimpedenziometria o la DEXA per distinguere tra massa magra e massa grassa.
- Valutare parametri metabolici, come glicemia, colesterolo e livelli di infiammazione.
2. Evitare diete drastiche e restrittive
Le diete eccessivamente ipocaloriche o sbilanciate possono compromettere il metabolismo, causando perdita di massa muscolare e difficoltà a mantenere i risultati nel tempo. È consigliabile:
- Seguire un’alimentazione sostenibile, ricca di nutrienti e basata su cibi naturali.
- Evitare il ciclo di perdita e recupero del peso (effetto yo-yo), che può alterare il metabolismo e favorire l’aumento di grasso viscerale.
- Affidarsi a un piano nutrizionale bilanciato, costruito in base alle esigenze personali.
3. Integrare l’attività fisica per migliorare il metabolismo
Il movimento è essenziale per regolare la sensibilità insulinica, preservare la massa muscolare e migliorare la salute cardiovascolare. Le raccomandazioni includono:
- Attività aerobica regolare, come camminata veloce, nuoto o ciclismo, per migliorare il consumo calorico e la resistenza metabolica.
- Esercizi di forza, per mantenere la massa muscolare e favorire una maggiore spesa energetica a riposo.
- Movimento quotidiano, come salire le scale, fare passeggiate o svolgere attività domestiche attive.
4. Lavorare sulla consapevolezza alimentare
L’educazione alimentare e la gestione delle emozioni giocano un ruolo cruciale nel controllo del peso. Alcuni suggerimenti utili:
- Imparare a distinguere la fame fisiologica da quella emotiva: molte persone mangiano per stress, noia o abitudini errate.
- Praticare il mindful eating, ovvero mangiare lentamente e con attenzione, evitando distrazioni.
- Evitare il consumo eccessivo di cibi ultra-processati, che possono alterare i segnali di fame e sazietà.
Adottando queste strategie, è possibile gestire l’obesità in modo più efficace, migliorando la salute metabolica e riducendo il rischio di complicanze a lungo termine.
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